Quando ho scritto questa lettera ero in partenza per le ferie con le valige già pronte. Non volevo però partire senza provare ad inserire nel dibattito che si era venuto a creare anche sul giornale, una voce diversa da quelle che fino a quel momento si erano sentite. Ho quindi scritto la lettera velocemente con poche speranze di essere pubblicato e forse con la pretesa di inserirvi troppi concetti. Per questo mi scuso anche con le persone che ho coinvolto citandole nella lettera senza metterle prima al corrente. A giustificazione c'è che l'intento era quello di indirizzare un concetto tutto politico che mi stava a cuore e che è legato a come si intende approcciare la parità di genere nella società. Si nota infatti come da tempo c'è chi affronta alcuni problemi di presenza delle donne nella vita pubblica mettendo in contrapposizione i due generi maschile e femminile, come se gli appartenenti al genere maschile fossero protesi ad escludere la donna da qualsiasi ambito, di qui se ne fa seguire come logica conseguenza, leggi per contrapporsi (o reprimere?) a questi comportamenti in quanto atti di prepotenza di una "classe", quella maschile, verso un'altra "classe". Ritengo questo approccio al problema sbagliato e penso che esso piuttosto vada affrontato con un respiro diverso tenendo ben presente come uomo e donna siano l'espressione di un "unico" che è l'essere umano capace di amare e anche purtroppo libero di non farlo, soggetto del diritto nella nostra società che regola la libertà di tutti e non in quanto uomo o donna ma in quanto "Uomo" con la U maiuscola.
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Quando ho scritto questa lettera ero in partenza per le ferie con le valige già pronte. Non volevo però partire senza provare ad inserire nel dibattito che si era venuto a creare anche sul giornale, una voce diversa da quelle che fino a quel momento si erano sentite.
Ho quindi scritto la lettera velocemente con poche speranze di essere pubblicato e forse con la pretesa di inserirvi troppi concetti. Per questo mi scuso anche con le persone che ho coinvolto citandole nella lettera senza metterle prima al corrente.
A giustificazione c'è che l'intento era quello di indirizzare un concetto tutto politico che mi stava a cuore e che è legato a come si intende approcciare la parità di genere nella società.
Si nota infatti come da tempo c'è chi affronta alcuni problemi di presenza delle donne nella vita pubblica mettendo in contrapposizione i due generi maschile e femminile, come se gli appartenenti al genere maschile fossero protesi ad escludere la donna da qualsiasi ambito, di qui se ne fa seguire come logica conseguenza, leggi per contrapporsi (o reprimere?) a questi comportamenti in quanto atti di prepotenza di una "classe", quella maschile, verso un'altra "classe".
Ritengo questo approccio al problema sbagliato e penso che esso piuttosto vada affrontato con un respiro diverso tenendo ben presente come uomo e donna siano l'espressione di un "unico" che è l'essere umano capace di amare e anche purtroppo libero di non farlo, soggetto del diritto nella nostra società che regola la libertà di tutti e non in quanto uomo o donna ma in quanto "Uomo" con la U maiuscola.
Cristian
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