S.Agata |
S.Lorenzo |
Besenello e Calliano,
un nuovo cammino pastorale
tra le previste difficoltà e le
molte opportunità
Mi è stato chiesto di tracciare una
riflessione in merito alla nuova esperienza che le nostre comunità cristiane di
Calliano e Besenello stanno vivendo in questo periodo, dovuta all'unificazione
della guida pastorale, obbligata peraltro da motivi molto contingenti.
Lungi da me voler esprimere un ragionamento compiuto ed
esaustivo su un cammino appena intrapreso, da sempre visto più sotto il suo
aspetto problematico che per le potenzialità di crescita per le nostre due
comunità parrocchiali. Il momento dell'unificazione è giunto ed improvvisamente
le remore e i pregiudizi che ci hanno accompagnato in
questi anni, sono lì a dimostrare la loro inconsistenza, per lasciare spazio a
nuove forme di collaborazione e di scambio, ancora tutte da inventare ma che
poggiano già su una buona base di partenza, sia in termini di risorse umane che
di organizzazione pastorale.
I due campanili si sormontano per
poter garantire una vista dall'alto ancora a più largo raggio, come deve essere
oggi per le nostre comunità cristiane chiamate ad aperture mai sperimentate
sino ad ora, in seguito ai repentini cambiamenti sociali che stanno modificando
nel profondo la stessa struttura e l' identità dei nostri paesi; dove il dato
della appartenenza territoriale, nativa, che faceva riferimento alla
tradizionale comunità di sangue e di suolo, diventa secondario rispetto alle
necessità di un nuovo modello di convivenza che riconosce l'identità come un
bene mobile, dentro una relazione viva, un nuovo modo di stare insieme, con la
consapevolezza che nulla del dolore, della speranza, dei bisogni e delle gioie
dell'altro, può essere considerato come qualcosa che non appartiene a tutti.
In quanto cristiani dobbiamo
contribuire anche noi a costruire questa “comunità di destino”, come la
chiama il sociologo Aldo Bonomi, senza
paure e timori reverenziali. La Provvidenza ci ha messo in mano questo strumento
dell'Unità Pastorale per fare esperienza di una fraternità più allargata: una
sfida che, se sappiamo coglierla,
produrrà certamente sorprendenti frutti spirituali.
A noi l'impegno di offrire il valore
aggiunto della nostra esperienza di fede, che guarda al modello delle prime comunità cristiane come
insostituibile riferimento evangelico. Certo, non è facile aggiornare e
declinare un simile ideale nei giorni convulsi della nostra storia.
Qui mi viene in aiuto il buon don Dante Clauser che nel
suo libro “Il Vangelo di Matteo – pensieri di un prete di strada” ci esorta
dicendoci che le motivazioni per continuare ad essere cristiani “nella luce”
possono essere molteplici ma possono essere riassunte in due parole: avere
Fede!
Due sono gli atteggiamenti che possono minare tali
motivazioni: la paura e la superficialità.
In questo caso la paura è quella di rischiare. Siccome la
fede non può poggiarsi su criteri filosofici, sentiamo mancarci il terreno
sotto ai piedi…ed allora ci appoggiamo alle verità proclamate, ad un codice
ufficiale di fronte al quale la figura di Gesù Risorto viene sfumata, tende
quasi a scomparire. Mentre da un semplice cristiano dovrebbe trasparire un
rapporto aperto e solare con i fratelli e le sorelle al di là dei confini
fisici e psicologici che più o meno volontariamente limitano il nostro rapporto
con il prossimo.
Il secondo ostacolo è quello della superficialità… Spesso
l’ascolto o la lettura della parola di Dio (in primis nel sottoscritto) scivola
via nella nostra coscienza come acqua sul marmo, non lasciando traccia alcuna.
Dimentichiamo spesso che le letture rimangono canale privilegiato attraverso il
quale Gesù ci parla indicandoci la retta via, spronandoci all’annuncio del
Regno di Dio in modo incondizionato. Attraverso il racconto della morte e
risurrezione del Cristo siamo invitati a rivestirci di nuova luce a perenne
testimonianza della bellezza di essere cristiani.
Anche in questo cammino di condivisione, che ci vede
protagonisti da un po’ di mesi, occorre essere pietre vive di una chiesa che è
innanzitutto universale ed ha al suo interno una connaturale tensione
missionaria.
Per questo le nostre comunità cristiane saranno fedeli
al Vangelo nella misura in cui, mentre
accetteranno nei fatti di non coincidere con le comunità civili, non si
ridurranno a comunità “chiuse”, mantenendo invece una strutturale apertura ed
un naturale interessamento a tutti gli aspetti, problematiche, proposte e
riflessioni provenienti da entrambe le comunità.
Si può quindi immaginare, per il prossimo futuro, che
ci si debba organizzare perché esista all’interno di ogni singola comunità
cristiana un ‘nucleo caldo’: un gruppo di persone, cioè, che abbiano la volontà
e avvertano la necessità di fare un
cammino di fede adulto e serio, aperto ai cambiamenti in atto; tenendo presente
chi fatica a comprendere queste nuove
dinamiche che investono non solo la sfera religiosa ma anche quella culturale e
sociale.
Sempre don Dante ci ricorda un vecchio adagio: “agire
come se tutto dipendesse da noi, ma pensare e pregare come se tutto dipendesse
da Dio…”. Si tratta di un buon consiglio.
Romano Panizza
dal periodico parrocchiale interparrocchiale di Calliano e Besenello di aprile 2012
dal periodico parrocchiale interparrocchiale di Calliano e Besenello di aprile 2012
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