Ho
sempre considerato la cultura un pilastro fondamentale su cui deve poggiare la
nostra società. Essa va sicuramente tutelata e difesa specie nei momenti di
crisi come quelli che stiamo attraversando. Tra i mille volti della cultura
spicca la scrittura e conseguentemente la lettura. Ritengo che il libro sia la
coscienza della cultura. Esattamente come l’uomo, nei momenti di intimità e
bisogno, si rifugia all’interno della propria coscienza mi piace pensare anche
ad un libro nel quale la maggior parte di noi si “rifugia” alla ricerca di
risposte. Con molta onestà ritengo di non essere un grande lettore ma nel
contempo amo occupare qualche posto della libreria con qualche testo diciamo
così “fondamentale”. Tra questi uno in cui mi rifugio è il libro di Giovanni
Paolo II “Varcare la soglia della speranza”… non so, forse perché sull’ultima
pagina il Papa ha scritto di suo pugno la frase “Non abbiate paura”, ma in esso
trovo spesso motivo di speranza.
Ha
da poco avuto inizio l’anno della fede e naturalmente, specie negli ambienti
della chiesa, ci si comincia ad interrogare su quella che è la nostra fede,
sino a che punto siamo consapevoli di essa, se ha ancora utilità “avere fede”
in un mondo che stà vivendo cambiamenti repentini e per certi aspetti
sconvolgenti.
Ma
come?…c’è veramente bisogno di istituire un intero anno dedicato alla fede o
stiamo solo perdendo tempo? Il calendario Maja dice che il mondo come lo
conosciamo finirà entro il 2012… Le elezioni sono alle porte portando con esse
l’impegnativa campagna elettorale…l’Europa definisce il 2013 un anno
decisivo…figuriamoci se possiamo permetterci di parlare per un anno intero di
“fede”.
Con
questi interrogativi che mi ronzano in testa passo accanto alla mia libreria e
la copertina quasi totalmente bianca del testo di Karol Wojtyla mi incuriosisce
come tante altre volte…lo apro, lo sfoglio quasi distrattamente… in esso una
frase mi colpisce “Cristo certamente
desidera la fede. La desidera dall’uomo e la desidera per l’uomo”…”Gesù vuole
destare negli uomini la fede, desidera che essi rispondano alla parola del
Padre, ma lo vuole rispettando sempre la dignità dell’uomo, poiché nella
ricerca stessa della fede è già presente una forma di fede, quella implicita, e
perciò è già soddisfatta la condizione necessaria per la salvezza”.
Ecco
che in queste parole dense di significato per i credenti e cariche di
accoglienza verso le persone che non conoscono la Parola l’approccio alla fede
viene descritto come un abbraccio tra l’amore incondizionato di Dio e la
libertà che Dio stesso dona, e conseguentemente rispetta, all’uomo. E’ in
quest’ottica che tutti noi siamo chiamati a vivere questo anno della fede come
concreta dimostrazione che lo Spirito
soffia dove vuole e quando vuole (Gv 3,8). La libertà dello Spirito
incontra la libertà dell’uomo e la conferma fino in fondo. Ci è data
l’opportunità di riscoprire la nostra fede all’interno del nostro tempo, del
nostro vissuto, della nostra libertà che non ci è mai stata negata. Ed è proprio
all’interno di questa libertà che l’uomo è realmente chiamato alla salvezza,
non solo conducendo una vita onesta e irreprensibile, ma con la consapevolezza
che la salvezza può esser raggiunta solo con l’apporto della grazia. Tale
consapevolezza potrà essere raggiunta solo se ognuno di noi ricercherà con
onesto impegno la verità e sarà disposto ad accettarla…ecco… lì il dono della
fede si manifesterà in tutta la sua straordinaria bellezza!
Alla
luce di questa speranza, oltre alle mille sollecitazioni che la vita di ogni
giorno ci mette sul piatto, con tutto il
cuore auguro a tutti voi di vivere intensamente questo anno…anzi di “destarvi”
alla riscoperta della fede ed al consolidamento di essa in quanto soltanto Dio può salvare l’uomo, attendendo
la sua collaborazione.
Richiudo
il libro per riporlo nella libreria…il mio sguardo ritorna sul retro della
copertina…
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