
Ma è proprio in questi giorni freddi che i nostri cuori devono "scaldarsi" all'avvicinarsi dell'appuntamento con il Giorno della Memoria...
Non molti anni fa...circa una settantina (un schiocco di dita nella time line del tempo assoluto) l'inverno, oltre che sferzare sull'Europa dal punto di vista climatico, ghiacciava i cuori e le menti di tanti signori dell'orrore i quali iniziarono a non riconoscere più alcune persone. Una sorta di rifiuto della razza... dove un popolo improvvisamente divenne esso stesso un "rifiuto" da gettare via!
Uomini, donne, bambini, vecchi, lattanti uniti in un unico progetto di "soppressione" pianificata per il solo fatto di esistere!
No, no...non può essere vero! Già allora, a poche ore dall'apertura dei cancelli di Auschwitz, gli abitanti attorno al campo di sterminio più famoso del mondo, negarono le prime indiscrezioni che provenivano dai testimoni.
Furono condotti a toccare con mano l'atrocità, furono condotti di fronte a ciò che "il male" aveva prodotto!
Diventarono essi stessi testimoni di un orrore che "a pochi passi" faceva loro compagnia nel silenzio dell'indifferenza.
Per non parlare poi di chi sopravvisse a quel piano maledetto di sterminio...chi ha visto persone imploranti morire al loro fianco. Chi ha condiviso e provato quella paura che rivediamo ancor oggi in quelle immagini sempre più sbiadite di visi ridotti a teschi dalle vuote occhiaie.
Ebbene, queste persone hanno trasformato il loro dolore in una forza che
ci trasmettono affinché noi possiamo imparare a difendere quella
normalità quotidiana che ci sembra scontata e che invece a loro è stata
negata.
“Ho provato anch’io a dimenticare – scrive Elisa Springer – ma qualcosa si è mosso dentro di me. Ho finalmente capito che dovevo parlare, prima che fosse troppo tardi. Dare voce al mio silenzio è un dovere, anche se doloroso”.
A tutti noi, che oggi raccogliamo quelle voci e quelle testimonianze, cosa resta da fare?
E’ questa la domanda che dobbiamo porci se vogliamo dare un significato al dolore e al valore della memoria. E credo che la prima risposta sia che non dobbiamo celebrare il rito del ricordo, ma coltivare la cultura della memoria.
“Ho provato anch’io a dimenticare – scrive Elisa Springer – ma qualcosa si è mosso dentro di me. Ho finalmente capito che dovevo parlare, prima che fosse troppo tardi. Dare voce al mio silenzio è un dovere, anche se doloroso”.
A tutti noi, che oggi raccogliamo quelle voci e quelle testimonianze, cosa resta da fare?
E’ questa la domanda che dobbiamo porci se vogliamo dare un significato al dolore e al valore della memoria. E credo che la prima risposta sia che non dobbiamo celebrare il rito del ricordo, ma coltivare la cultura della memoria.
Spetta a noi tutti, alla famiglia, alla scuola, alle istituzioni, custodire il patrimonio morale che ci deriva dalla lezione della storia. E custodire significa saper trasmettere alle generazioni future l’etica della responsabilità individuale e collettiva, basata su un unico comandamento: il rispetto della dignità di ogni essere umano.
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I Comuni di Besenello, Calliano e Volano in
collaborazione con il Piano Giovani Alta Vallagarina, in occasione del
prossimo 27 gennaio 2013 Giorno della
Memoria propongono una serata di incontro e riflessione "per non dimenticare" con i
giovani di Besenello, Calliano e Volano che in questi giorni parteciperanno
all'iniziativa
Saranno ripercorsi la preparazione, il viaggio, le
emozioni e i propositi attraverso l'esperienza diretta delle nostre nuove
generazioni a contatto con i luoghi dell'Olocausto.
L'appuntamento è presso la Sala Consigliare del
Municipio di Calliano domenica 27 gennaio 2013 alle ore 20,00.
(ingresso libero)
Per sensibilizzare le tre
comunità, ma soprattutto i più giovani, al significato del GIORNO DELLA MEMORIA
il giorno stesso alle ore 12,00 suonerà nei paesi di Besenello Calliano e Volano
la sirena d'allarme per un minuto.
1 commento:
Belle parole, veramente.
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